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lunedì 30 giugno 2014

Migliora la rilevazione dei tumori al seno con la mammografia 3D



Una nuova tecnologia di imaging tridimensionale consente ai radiologi di individuare più casi di carcinoma mammario invasivo rispetto alla mammografia tradizionale. E’ il risultato di uno studio pubblicato di recente sul Journal of American Medical Association. La mammografia 3D, detta anche tomosintesi, in combinazione con il tradizionale screening ai raggi X, ha permesso di rilevare circa il 40 % in più di cancri invasivi, nonché un calo del 15 % del tasso di richiamo, ossia un numero inferiore di falsi positivi, con relativi minori costi e traumi per le pazienti.

Attualmente negli Stati Uniti, i medici raccomandano alle donne oltre i 40 anni di sottoporsi a screening mammari ogni anno. Questo accade anche in altre paesi, ad esempio in Italia il test gratuito a cadenza biennale è consigliato per le donne oltre i 45 anni. La mammografia tradizionale utilizza delle radiografie laterali (da destra verso sinistra e viceversa) e verticali (dall’alto verso il basso) della mammella: sono immagini bidimensionali che possono creare ombre sovrapposte con il rischio di incorrette interpretazioni, cioè vedere un cancro che non c'è; al contrario, esse non riescono a individuare lesioni tumorali dietro il tessuto normale. Con la tomosintesi, approvato dalla FDA (Food and Drug Administration) nel 2011, una serie di immagini a raggi X sono realizzate lungo un arco attraverso il seno, ossia prese da diverse angolazioni. Un algoritmo poi crea degli strati sottili sovrapposti che il radiologo è in grado di leggere, proprio come le pagine di un libro.

Questi sistemi 3D costano da 300.000€ a 350.000€ circa, rispetto ai 220.000€ medi per una macchina tradizionale; non è una differenza eccessiva se si pensa che, almeno negli USA, il costo medio per un trattamento di tali patologie, specie in stato avanzato, equivale a quasi 200.000€ per paziente; c'è da dire però che non sarà facile sovraccaricare i pazienti statunitensi, già sottoposti ai costi elevati della sanità privata. 

La mammografia 3D non sostituirà, almeno a breve, quella 2D. Alcuni medici credono che le due tecniche dovrebbero completarsi; in tal senso è da poco uscito sul mercato uno scanner che combina entrambe le immagini per dare risultati ancora più affidabili. Tuttavia, come afferma Etta Pisano, decano della Facoltà di Medicina presso la Medical University of South Carolina, “non ci sono ancora prove sufficienti che la tomosintesi sia la tecnica radiologica del futuro in questo campo. E’ più facile prevedere che si vada verso screening individualizzati”. Comunque, una volta dimostrati in modo certo i benefici delle nuove tecniche, i radiologi saranno “costretti” ad usarle quanto prima, sia per deontologia professionale che per evitare problemi di carattere legale, nel caso di tumori non rilevati con la diagnostica attuale.

venerdì 27 giugno 2014

I progetti energetici che impattano sul mare: nasce un database




Tethys è la nuova risorsa online gratuita per chi è interessato alle relazioni energia-mare: si concentra sugli effetti ambientali e oceanici dei progetti energetici, in corso o già completati, situati nelle acque o al di sopra del livello del mare. Il nome viene dalla mitologia greca, Tethys era la dea del mare (Teti in italiano, moglie del dio Oceano).
 
La risorsa è stata creata da scienziati marini e specialisti informatici presso il dipartimento di energia del PNNL (Pacific Northwest National Laboratory), con sede a Richland, stato di Washington. Lì hanno capito che all’interno degli oceani c un'enorme contenuto energetico, pertanto è necessario sviluppare questo potenziale in modo responsabile e sostenibile, senza fare danni al mare che lo ospita. Tethys è stato creato soprattutto per questo, anche grazie al finanziamento del Dipartimento di Energia statunitense, che l’ha considerato una forma importante di sensibilizzazione per minimizzare l’impatto ambientale. 

Quale potrebbe essere l'impatto sulla orche causato da una turbina installata sotto il mare? I crostacei avranno problemi con i cavi sottomarini che trasportano l'elettricità sulla terraferma? Qual è il primo paese al mondo in quanto ad energia proveniente dagli oceani? tutte domande alle quali trovare risposte su Tethys. Il sito serve anche come comunità virtuale per offrire agli utenti la possibilità di commentare nuove ricerche, chiedere consigli, o trovare nuovi potenziali collaboratori. Non mancano centinaia di pubblicazioni scientifiche, rapporti tecnici e mappe cliccabili che mostrano le posizioni degli studi di ricerca e dei siti in fase di sviluppo in tutto il mondo

E’ da qualche anno ormai che i ricercatori stanno studiando i potenziali effetti ambientali marini, quali il rumore che può disturbare i grossi mammiferi, i cavi di alimentazione con i loro campi elettromagnetici, le linee di ormeggio e le lame rotanti delle eliche che rischiano di ferire la fauna marina. Effetti più a lungo termine potrebbero essere modifiche alla costa quando l'energia delle onde viene convogliata in modo innaturale, oppure l'impatto sugli abitanti del mare quando si porta acqua fredda verso la superficie e acqua calda nelle profondità; tutte tecniche per generare energia rinnovabile.
Il sito è disponibile all'indirizzo http://tethys.pnnl.gov.


mercoledì 25 giugno 2014

Ciro e l'Italia che non va



Come facevo oggi a non scrivere di vita e di calcio ? missione quasi impossibile.

Innanzitutto, il lutto per una vita spezzata è chiaramente più forte di qualunque altro sentimento. Ciro Esposito, tifoso napoletano gravemente ferito prima della finale di Coppa Italia di 2 mesi fa, stamane ha deciso di andarsene. La natura, il destino, Dio (per chi ci crede), hanno messo le ali per sempre a questo ragazzo che non tornerà più, la cui unica disattenzione è stata di essere al posto sbagliato nel momento sbagliato. Poteva succedere a chiunque, inutile negarlo, di deficienti come quello che ha sparato purtroppo il mondo è pieno: si esce per andare a gioire per i propri colori e non si torna più a casa, i bambini che a scuola stanno imparando la vita ad un tratto una vita non ce l’hanno più, le famiglie si distruggono per futili motivi: lo sapete, la lista è lunga. E non mi si venga a dire che nei pressi dello stadio i problemi si amplificano, perché è una grossa cazzata. Grande ammirazione va ai familiari di Ciro che, davanti ad un dolore così grande, hanno avuto la fermezza di sperare che questo episodio non generi altra violenza, così come auspicano che la giustizia faccia piena luce sull’accaduto (ma personalmente sono più ottimista sulla prima questione ….). Al solito, viviamo in un paese che si muove solo quando è troppo tardi, che si rifugia nella sicurezza dovuta e chiesta alle forze dell’ordine (che naturalmente ce la mettono tutta, ma non possono essere in tutti tutti i luoghi quando c’è un grande evento); invece i disastri nascono spesso nelle famiglie …. in quanto a ragione l’ex prefetto di Perugia ne aveva, magari l’ha espressa da cane (con tutto il rispetto per i cani).

Veniamo poi alle cronache calcistiche, infarcite stavolta di cannibalismi e di Moreno-bis. In queste ore, anzi dopo pochi minuti dalla fine dell’incontro Italia-Uruguay, stanno piovendo commenti a destra e a manca, che mettono in evidenza tre aspetti: l’arbitraggio decisamente sfavorevole, il morso di Suarez a Chiellini, il rimprovero nemmeno tanto velato dei big verso le “figurine”, leggasi Balotelli; ma ho come il sospetto che ci sia qualcun altro e qualcos’altro dietro, sinceramente da pezzi da novanta come Buffon e De Rossi non mi aspetto che usino super Mario - s forzatamente minuscola - come capro espiatorio. Certo, ieri sera non è stato un bello spettacolo vedere il Balo che prima lascia tutti negli spogliatoi, come a dire “scannatevi voi, io mi defilo”, poi vi rientra dopo un’ora di esilio volontario sull’autobus. Ora, è anche vero che noi riusciamo a giudicare solo dalle immagini che ci arrivano e dai commenti dei cronisti però, conoscendo il carattere dell’uno e degli altri, non avranno avuto scambi affettuosi ….

Non eravamo tra i favoritissimi ma chissà quanti avrebbero scommesso sull’uscita al girone eliminatorio. Oggi qualcuno parla di una nazionale senza né capo né coda, fatta con una formazione dell’ultimo momento (anzi, tre momenti visto gli undici cambiati in ogni match) e, peggior cosa per il Prandelli dimissionario, senza un vero gioco. In più qualche sbaglio nelle convocazioni (Giuseppe Rossi starà sorridendo? forse no). E’ un insieme di fattori la causa di questa debacle, che conferma la teoria secondo cui abbiamo perso in campo internazionale lo smalto degli anni migliori, non incidiamo più come una volta, anche se, trascurando il 2° posto nell’Europeo 2012, quella “volta” è lontana solo 2 mondiali fa, con in campo guarda caso sempre Buffon, Pirlo, De Rossi, Barzagli. Loro la Coppa per eccellenza l’hanno sollevata, gli altri, figurine o meno, forse potranno provarci. Ma dovranno diventare più uomini, così come chi si occuperà di selezionarli.

La vicenda di Ciro Esposito e la sconfitta ai mondiali purtroppo non hanno solo il calcio in comune, ma condividono situazioni organizzative, pratiche e di visione che a questo paese da troppo tempo mancano. Eravamo il paese dei santi, poeti e navigatori, mi viene il dubbio che siamo rimasti a quella definizione senza fare alcun passo in avanti. In fondo il calcio italiano potrà riprendersi, siamo abituati a queste contorsioni pseudo-sportive alle quali spesso ci affidiamo per dimenticare i problemi veri. Quello che è certo è che Ciro applaudirà da molto, troppo lontano. Facciamo in modo, tutti insieme, che simili avvenimenti incresciosi restino solo nel nostro passato.




La corretta informazione alimentare



Aumentare la conoscenza è il modo migliore per non alimentare false paure su ingredienti alla base di ciò che mangiamo. Molto spesso si legge o si sente dire che un nuovo prodotto usato in alcuni alimenti è dannoso per la salute. Queste news possono spaventare la gente, portandola ad evitare questi ingredienti senza realmente conoscere i fatti: stiamo parlando, tra l’altro, di ingredienti quali zucchero, grassi, sodio, dolcificanti vari. Mentre alcuni di questi timori alimentari sono fondati, altri possono essere fuorvianti.

Un nuovo studio della Cornell University, stato di New York, pubblicato sul magazine Food Quality and Preference, ha verificato chi potrebbe essere più incline a paure alimentari, perché, e cosa si può fare per correggere questi errori di percezione o, semplicemente, di comunicazione, talvolta strumentalizzata. Come primo step è stato condotto un sondaggio telefonico su circa 1000 casalinghe statunitensi, chiedendo loro cosa pensano del dolcificante HFCS, uno sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio. Risultato: chi sceglie di non usarlo in cucina segue i consigli del web o degli amici, oppure non è disposto a pagare di più rispetto ad un prodotto equivalente fatto con comune zucchero. Nel secondo step i ricercatori hanno chiesto ai partecipanti di valutare la salubrità dello Stevia, un dolcificante naturale, consegnando solo ad una metà tutte le informazioni storiche e contestuali sul prodotto. Quelli informati hanno valutato positivamente il prodotto, considerandolo come un ingrediente sano. 

Ne viene fuori un quadro netto, in cui la conclusione è unica: il consumatore va informato su tutti gli aspetti relativi ad un prodotto alimentare, senza aggredirlo con giudizi brevi e scarni, che portano a decisioni affrettate. E’ l’eterna lotta tra l’informazione corretta, completa, trasparente e quella commerciale, volta a vendere, guadagnare, insomma fare business anche sulla voluta ignoranza di chi acquista.

(fonte http://foodpsychology.cornell.edu/op/food-fear )
 

lunedì 23 giugno 2014

Il coleottero del Namib sopravvive nel deserto: e noi ?



Un materiale composto da miliardi di nanotubi di carbonio potrebbe un giorno aspirare l'acqua dal nulla, anche nei posti più secchi della Terra. E' il risultato di una ricerca pubblicata sulla rivista americana ACS Applied Materials & Interfaces.

Per sopravvivere nel suo ambiente molto secco, il coleottero del Namib, tipico insetto delle zone prettamente desertiche, ha sviluppato particolari molecole sulle sue ali molto rigide, in modo che, inclinando il corpo verso il vento, riesce a raccogliere le molecole d'acqua dalla nebbia del mattino, formando micro goccioline con le quali dissetarsi. Prendendo spunto da questo principio, i ricercatori hanno realizzato una lamina spessa 1 cm affiancando moltissimi nanotubi di carbonio, completandola da un lato con un polimero idrofilo, dall'altro con uno idrorepellente. Senza alcuna sorgente di energia, lo strato superiore attira molecole d'acqua all’interno della lamina, che però non ne escono in quanto bloccate dal fondo idrorepellente, oltre che dai lati della struttura. In sostanza si tratta di una spugna artificiale.

La percentuale d'acqua trattenuta rispetto al peso della struttura è variata naturalmente in funzione dell'umidità dell'ambiente:
dalle prime prove fatte in tempi medi di 12 ore e con superfici inferiori ad 1 cm quadro il range è andato dal 25% (a secco) all'80% (ambiente molto umido). Ci sono insomma tutte le potenzialità per farlo diventare un dispositivo efficace di raccolta dell’acqua, specie nelle regioni che non ricevono abbastanza pioggia, così da sostenere adeguatamente livelli di vita accettabili per le popolazioni locali. L'implementazione pratica dovrà superare i soliti valichi della producibilità a costi accettabili e della maneggevolezza del prodotto, ma dal punto di vista tecnico gli scienziati non vedono ostacoli impegnativi.

E pensare che la natura aveva già risolto il problema della sopravvivenza del coleottero del Namib con un sistema brillante. Ogni tanto, nell'era della fretta digitale e del tutto che scavalca tutto, fermarci ad osservare queste soluzioni vitali del nostro stesso regno animale potrebbe darci una grossa mano.


(fonte http://news.sciencemag.org/chemistry/2014/06/new-device-pulls-water-thin-air )