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lunedì 29 settembre 2014

Nuove percezioni, indotte e vissute


Cos’hanno in comune l’astronautica e l’arte grafica, la tecnologia raffinata ed eccellente che fa stare alcuni uomini nello spazio, anche se solo per pochi mesi, con le incisioni e i disegni che mostrano costruzioni impossibili e forme trasmutanti ? Apparentemente nessuna, tranne gli ovvi stupore e fascino che due attività umane, a prima vista distanti, possono suscitare. E invece no, hanno in comune un importante pensiero, o almeno così mi è parso nell’ultimo weekend.

Sono stato a Frascati durante la Notte Europea dei Ricercatori, tra l’altro ho partecipato ad una presentazione dell’ESA (European Space Agency) nella sede italiana dell’ESRIN (European Space Research Institute), in occasione del 50-esimo anno dalla fondazione dell’ESA. Dopo alcune presentazioni sulla storia e sulle attività dell’agenzia, del suo ruolo fondamentale per la ricerca, ecco arrivare l’astronauta Paolo Nespoli, che ha vissuto sulla stazione spaziale internazionale (International Space Station, ISS) per 5 mesi nel 2011, partendo a dicembre 2010. Nespoli ci parla di quanto sia complesso prepararsi per una missione del genere, dei rischi che si corrono, di come lo scheletro degli astronauti ritorni invecchiato di 10 anni per l’interruzione fisiologica di alcuni meccanismi naturalmente attivi sulla Terra. Ma quello che colpisce di più è come i gesti comuni cambino radicalmente in assenza di gravità (o in microgravità), come i riferimenti dell’alto e del basso, dettati sulla terra appunto dalla forza gravitazionale, sulla ISS non esistano e perciò si vive praticamente a 360°, sfruttando tutte le superfici allo stesso modo. Una maniera totalmente nuova di vedere le cose che li circondano, che sottopone i loro cervelli, in mancanza di radicati riferimenti, a continui adattamenti. Tra di loro, gli astronauti sulla ISS si chiamano “extraterrestri”.

A Roma non ero mai stato al Chiostro del Bramante, opera dell’autore quattrocentesco trasferitosi da Milano a Roma dopo la caduta di Ludovico il Moro. In verità non sono andato per vedere questo ottimo esempio di architettura rinascimentale, ma per farmi incantare dalle opere di Maurits Cornelis Escher, incisore e grafico olandese del ‘900, in una mostra a lui dedicata. All’ingresso della seconda sala, contenente la famosa Mano con sfera riflettente, vi era la sua frase “Siete davvero sicuri che un pavimento non possa essere anche un soffitto?”. L’artista rimette in gioco le certezze della visione umana, del pensiero, mediante i suoi disegni impossibili, fatti di costruzioni paradossali, ma anche di metamorfosi geometriche e animate allo stesso tempo. Con questa inversione dei ruoli fisici, con questo scambiare il sopra col sotto, la sinistra con la destra, intrecciando sapientemente il bianco col nero ed ingannando l’osservatore, Escher mina le convinzioni della mente umana. Contrappone le forme perfette dei cristalli, alle quali l’elasticità neurale è poco avvezza, alla normale disarmonia della quotidianità. Descrive un criterio di guardare le cose lontano dal comune modo di farlo, quasi con occhi non terreni.

La realtà che ha dovuto affrontare Nespoli nei suoi mesi di ISS, senza un vero pavimento sotto i piedi, è identica a quella virtuale che ci prospetta Escher con i suoi capolavori. E’ questo il nesso che ho colto. Il primo è costretto dalla leggi della fisica, il secondo ha un’intelligenza sublime per generare continue incertezze e falsipiani nella mente di chi scruta le sue opere. L’astronauta deve rifarsi dei nuovi riferimenti, o provare a non averne, fluttuando negli ambienti chiusi a circa 400 km sopra le nostre teste; la magia di Escher mette in discussione alcuni solidi riferimenti umani, creando nuovi punti di vista o sottolineando la bellezza di quelli insoliti. Ed ancora, l’artista olandese vince le forze della natura con il suo Relatività (in figura), ma lo fanno anche Nespoli ed i suoi colleghi, grazie ai prodigi della tecnologia moderna. Entrambi ci lasciano una riflessione simile, anche se in due modi assolutamente diversi: la percezione dell’universo, dentro e fuori dall’uomo, ha bisogno di essere ridiscussa in tutte le sue sfaccettature, al fine di comprendere appieno la sua grandezza, superando gli schemi mentali, di cui Escher ne idea una fantastica metafora con quelli costruttivi.

(si ringrazia il sito www.bookmarks.mikis.it  per la gentile concessione della foto)

giovedì 25 settembre 2014

L’esplosione gioiosa della ERN 2014



Mancano pochissime ore al momento più atteso della Settimana della Scienza: la Notte Europea dei Ricercatori (ERN, European Researcher's Night). La maggior parte degli sforzi di Frascati Scienza, ente organizzatore per l’Italia di questo importante progetto finanziato dalla Commissione Europea, stanno per essere premiati tra pomeriggio, sera e notte di Venerdì 26 Settembre, con il susseguirsi di moltissimi eventi di divulgazione scientifica sparsi in molte città d’Italia. Le manifestazioni di questi giorni della Settimana della Scienza stanno vedendo una nutrita partecipazione di pubblico, ma si attendono con entusiasmo gli eventi del 26, che hanno registrato il tutto esaurito da tempo. Diversi momenti della Notte sono dedicati alla sostenibilità, argomento centrale per questa nona edizione (qui trovate una presentazione); eccone i principali al riguardo, dislocati su Frascati e dintorni.

Si parte al mattino con una mostra fotografica sulla sostenibilità negli spazi espositivi delle Scuderie Aldobrandini, storico palazzo nobiliare seicentesco, organizzata in collaborazione con il Museo Storico della Comunicazione di Roma. Nel pomeriggio all’Istituto Villa Sora si tiene una sessione sui Percorsi didattici sostenibili ed apprendimento significativo, volta ad illustrare il connubio tra scienza, didattica e sostenibilità ambientale, grazie alla presenza di docenti universitari di Scienze e di Psicologia. Ci saranno poi due aperitivi scientifici in piazza, perché, a saperlo fare, si può discutere di scienza anche tra un Campari ed uno stuzzichino. Uno è Energie sostenibili, un argomento di cui si sente parlare forse troppo ed è quindi necessario che gli scienziati diano spiegazioni semplici ma soprattutto reali, non filtrate dai media; l’altro, in seconda serata, riguarda il progetto italiano di riqualificazione delle periferie degradate, RhOME for denCity (qui maggiori approfondimenti), vincitore del primo premio in architettura sostenibile al concorso Solar Decathlon Europe 2014 di Parigi.

Poi, affacciandosi sulla capitale, segnaliamo due eventi altrettanto interessanti sul tema. Per i bambini, al museo Explora di Roma è pronto Tutti per Uno, Uno per Tutti – La Sostenibilità siamo Noi, in collaborazione  con il CRA-NUT (Centro di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione): attraverso alcuni laboratori i piccoli devono comprendere che la salute nostra e quella della terra sono strettamente legate, che il loro stesso futuro si basa su questo indispensabile binomio, ossia sul cosiddetto consumo consapevole. All’Università di Roma Tre invece c’è Una notte sulla sostenibilità, un ricco menu per tutte le bocche affamate di scienza: da brevi seminari e presentazioni di libri ad incontri con docenti e ricercatori, da osservazioni astronomiche guidate a visite virtuali nello spazio.

Il programma è davvero vasto, non solo nel centro di ricerca frascatano: i dettagli sono disponibili a questo link. Inoltre, per chi seguirà uno o più eventi della Notte dei Ricercatori ed è in possesso di un account Twitter, sarà possibile comunicare dalle 20 in poi la propria esperienza, le proprie emozioni e tutto ciò che si vuole condividere usando l’hashtag #ern. Un bel modo di raccontare, in estrema sintesi, dei particolari che colpiscono e di come la scienza possa intrattenere e divertire, oltre che essere pilastro della società di oggi e di domani. 


lunedì 22 settembre 2014

I colleghi robot nelle fabbriche di domani



Gli scenari dei vecchi film, dove si immaginava il futuro, in alcuni casi si sono avverati. Al di là della nevrotica diffusione della tecnologia nella vita quotidiana, sta prendendo piede, nelle industrie più moderne, un’automazione spinta dove i robot iniziano a collaborare con gli uomini, quasi allo stesso livello, offrendo una maggiore efficienza e flessibilità. È quello che succede da circa un anno nello stabilimento produttivo della BMW, a Spartanburg, South Carolina, negli Stati Uniti. 

La robotica negli ultimi 20 anni ha fatto passi da gigante, senz’altro grazie al massiccio uso dell’elettronica, vera benzina dell’automazione, ma anche per le necessità di ottimizzare i tempi di fabbricazione, specie nei casi in cui si sfornano “oggetti” a ritmi impressionanti. Si pensi ai telefonini, migliaia e migliaia di pezzi al giorno, dove quindi la velocità di produzione è determinante per aumentare le quantità, prodotte e vendute, e quindi i ricavi. Ma fino ad oggi i grandi robot industriali, ad esempio i bracci meccanici che verniciano parti di auto, non potevano facilmente essere inseriti in una linea di produzione umana, per i rischi a cui si va stando a stretto contatto e per la complessità dei settaggi.

I robot che usa la BMW, realizzati dalla società danese Universal Robots, sono invece relativamente lenti e leggeri, il che li rende più sicuri per lavorare. Sulla linea di produzione delle automobili tedesche essi depositano una pellicola protettiva sulla parte elettronica presente internamente alle portiere, un compito che potrebbe causare ai lavoratori lesioni da sforzo ripetitivo quando fatto a mano, senza dire della precisione che con la stanchezza viene meno. Questi robot sono già diventati sicuri e dotati di una intelligenza sufficiente per lavorare al fianco di persone su alcune linee di assemblaggio, lasciando agli uomini la libertà (e il tempo) di fare attività che richiedono abilità manuale ed ingegno, piuttosto che estrema precisione e resistenza alla fatica

Naturalmente l’aumento dell’automazione porta preoccupazioni (e non da oggi) per la presunta diminuzione di posti di lavoro. A sentire Richard Morris, vice responsabile capo dello stabilimento di Spartanburg "Le idee vengono dalle persone e un robot attualmente non è ancora in grado di pensare e quindi di formularle". Dunque, non si può prevedere quando i robot sostituiranno del tutto gli esseri umani all’interno delle fabbriche. Certo, sembra un giorno lontano, tant’è vero che il loro costo di creazione e i tempi notevoli di programmazione ne fanno un vero ausilio solo per grandi lotti produttivi. Ma, nell’ottica della possibile collaborazione con gli operatori umani, questi moderni “schiavi” potranno fornire una vincente combinazione tra i vantaggi dell’automazione e le imprescindibili manualità ed ingegno tipici dell’uomo. Imprescindibili almeno oggi, aggiungiamo.
 
Al MIT di Boston il professor Shah ha addirittura dimostrato che le squadre fatte di uomini e macchine collaborano in modo efficiente e più produttivo di team composti solo dai primi o solo dalle seconde. E’ un concetto che, se funzionasse, stravolgerebbe completamente tutte le teorie di gestione delle fabbriche, a favore di una probabile semplificazione. Ad ogni modo una buona notizia per gli amministratori delegati dei prossimi anni, che almeno dai robot non si aspetteranno lamentele o richieste d’aumento: nel caso accadesse, basterà staccar loro la spina.




venerdì 19 settembre 2014

Certi tipi di donne



Nella giostra delle provocazioni, in questo giro sono capitate le donne. Lungi da me l’idea di essere un uomo perfetto e di poter additare comportamenti sbagliati, al mio genere ed a quello femminile, come se io non ne avessi. Ma, come recita il sottotitolo di questo blog, a volte scrivo anche grazie al filtro dell’anima: "ella" questa volta mi ha suggerito di fare un po’ d’ironia sul gentil sesso.

L’altra sera c’era Miss Italia, l’ho scoperto perché guardando la mia timeline di Twitter c’erano diversi post con il relativo hashtag. Credo sia arrivato alla 101-esima edizione, sbaglio ? se la batte con il festival di Sanremo e gli anni di Pippo Baudo, più o meno. Scherzi a parte, va avanti dal ’46, ha superato il ’68, il femminismo degli anni ’70, l’edonismo reganiano degli ’80, Mirigliani (padre) non c’è più eppure il concorso è ancora qua, forse con meno audience di una volta, forse con qualche domanda (intelligente?) in più, ma con la stessa trama del primo anno: votare la bellezza, giudicare la corteccia delle donne. Che sono tutte lì per sbaglio, vi partecipano perché iscritte da una madre/sorella/amica, mai convinte e sempre finaliste. Delle madri per educazione non ne parlo. Dobbiamo proprio apprezzare questo modello di donna ? 

Fino ad alcuni anni fa, la superficialità si misurava solo dal vivo, al massimo in televisione. Oggi ci sono anche i social network e lì in certi casi quel vizio impera: donne che usano i social per mostrare agli altri i particolari fisici di cui madre natura le ha temporaneamente dotate, tipo foto con gambe nude distese (al mare e non), facce tagliate senza occhi, corpi tagliati senza volto, oppure per postare parole di Brad Pitt come fossero di Immanuel Kant. Ribadisco il concetto, non voglio condannare nessuna, la lezione di Cristo e Maddalena la imparai bene da piccolo (e poi nei social anche noi uomini non siamo da meno). Però, se da una parte trovo donne sensibili che scrivono pensieri molto pertinenti, o news davvero interessanti, dall’altra mi chiedo: cosa ci si può aspettare da quelle rappresentanti della categoria che pubblicano foto delle ultime scarpe acquistate, con tacchi da trampoliere, o che contano i MiPiace/Preferiti/+1 e si addormentano contente di siffatti apprezzamenti ?

Voglio solo dire che mettersi in mostra come avviene con Miss Italia e sui social fa un po’ a cazzotti con la parità tanto cercata (a ragione, naturalmente), con le quote rosa (che personalmente mi sembra un contentino della stanza dei bottoni per farle stare buone), la voglia di mostrare un vero contenuto, la stretta attinenza con la Merini, Hack o Levi Montalcini. Queste ultime erano donne con dei grandi attributi, che hanno cambiato il mondo: nessuno pretende che si arrivi a tanto (visto che pure Leopardi ed Einstein sono stati irripetibili), però quegli attributi si potrebbero mostrare semplicemente usando il cervello: e allora, usatelo ‘sto benedetto cervello, subito dopo il vostro cuore grande. 

Concludendo, di difetti pure noi uomini ne abbiamo a scatafascio, tanto i difetti, si sa, non hanno sesso. Siamo allo stesso modo superficiali e vanitosi, crediamo di saper la verità su signore e signorine; di più, a volte qualcuno vive bene con il tipo di donna che ho citato, diventando complice del peccato veniale di incosciente leggerezza. Per fortuna nella vita ognuno ha le sue priorità ed un giorno, scoprirsi vecchi e felici, o presunti tali, anche con una ocheggiante ex miss a fianco che ha fatto dell’immagine il suo intento primario, non sarà la fine del mondo. Forse, paradossalmente, lo sarà per chi ha cercato invano la donna dei propri sogni, con un intelletto da sballo, ed è rimasto solo.


(si ringrazia il sito youqueen.com per la gentile concessione della foto)