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mercoledì 26 agosto 2015

Settimana della Scienza, iniziato il countdown


Manca meno di un mese alla decima edizione della Notte Europea dei Ricercatori, evento clou della Settimana della Scienza, progetto finanziato dalla Commissione Europea e organizzato anche quest'anno da Frascati Scienza. L'ente di promozione e divulgazione scientifica sito alle porte di Roma si distingue ormai da tempo per far avvicinare i giovani alla ricerca scientifica, esaltando il lato umano del ricercatore, visto spesso come una figura isolata dal resto del mondo. Durante la Settimana della Scienza, dal 20 al 25 settembre, si susseguiranno eventi in tutta Italia che rimarcheranno questi concetti, sottolineando che fare ricerca, teorica ed applicata, è un atto prezioso per l'intera comunità, perché porta veri vantaggi sociali.

Anche per questo è stato deciso di bissare nel 2015 il tema della passata edizione, ossia la Sostenibilità. Si tratta di un concetto che, con il passare del tempo, sta sempre più convergendo verso la definizione pragmatica di futuro del nostro pianeta, in un'ottica di salvaguardia delle risorse di domani ma anche di efficientamento di quelle attuali. I ricercatori di tutti gli ambiti sono in prima linea su questo tema, perché dai loro sforzi e dalla loro creatività, oltre che dalla cultura globale, dipende in buona misura l'esito di questa sfida.

La Settimana della Scienza si articolerà mediante differenti tipologie di eventi e su molte città dello stivale. Roma e Frascati innanzitutto, ma chi non avrà modo di raggiungerle potrà approfittare di ciò che i ricercatori illustreranno in altri capoluoghi: Trieste, Bologna, Milano, Ferrara, Bari, Cagliari, Pavia e Pisa, ma anche in paesi meno noti, tra i quali diversi sardi. Non potendo elencare tutte le opportunità offerte, proviamo a segnalarne giusto tre, da nord a sud. Qui il programma completo.

A Bologna già da lunedi 21 tre licei, il Copernico, il Galvani, il Sabin, saranno teatro di seminari di carattere colloquiale ma di alto livello scientifico: la scuola dunque come centro nevralgico per la diffusione dello spirito della ricerca. A Cagliari, martedi 22 all'istituto superiore Giua va in scena un convegno destinato agli adolescenti dal titolo Dall'aria calda, all'aria fritta: discussioni “rinnovabili” sul riscaldamento globale, per coinvolgere in modo ironico i ragazzi su temi molto seri, che hanno bisogno di conoscere quanto prima. Ancora, a Bari, nel cinquecentesco fortino di Sant'Antonio Abate, per tutto il pomeriggio del 25 fino a tarda sera vi sarà un collegamento via Skype con i ricercatori baresi che lavorano all'estero, per ascoltare le esperienze scientifiche sulla sostenibilità di chi ha dovuto portare le sue capacità lontano da casa.

Patrocinata dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, da Roma Capitale e da Expo Milano 2015, e supportata da numerosi ed importanti partner del territorio frascatano e nazionali, la Settimana della Scienza, che culminerà nella brillante Notte dei Ricercatori del 25 settembre, sarà un valido motivo per conoscere uomini e donne che, svestiti dei camici bianchi, abbandonati i complessi strumenti del mestiere, non perdono mai la passione per un'attività così fondamentale per il futuro dell'umanità.

Maggiori informazioni a questo link.


lunedì 17 agosto 2015

La Puglia, una regione (a volte) sorprendente


La Puglia è una regione piena di contraddizioni. Ok, niente di nuovo, si può dire sia un tratto peculiare di molti luoghi meridionali. Da una parte una volontà di cambiare e qualche tentativo per traghettarsi in una modernità non ossessiva, dall'altra l'attaccamento morboso a certe tradizioni e ad una mentalità fin troppo conservatrice. Tipico di una terra che ha visto passare diverse culture, dai greci ai normanni, dagli svevi agli aragonesi, and so on. Ognuna seminatrice di sfumature che, messe insieme, delineano comportamenti, correnti di pensiero, chiusure dure a morire e complici arrivismi. In questo continuo mescolarsi di popoli, usanze e costumi, la terra e i suoi prodotti hanno conservato il suo fascino, anzi col tempo lo hanno aumentato, svegliandone l'interesse in connazionali di paralleli più alti e di qualche straniero.

Se dico “Puglia” a cosa pensate subito ? Io agli splendidi ulivi millenari, circondati dai muretti a secco, sparsi senza un disegno geometrico in terre aride e dal brullo fascino. Solo qualche istante dopo mi viene in mente la costa e il mare, in qualche chilometro dalla bellezza conturbante. L'ulivo pugliese, unico perché ottenuto da sapienti incroci in tempi precristiani, affascina e sorprende. Regala, poi, un olio extravergine che, a mio modesto parere, è il migliore al mondo. Ma, fortunatamente, in questa terra baciata dal sole e da due mari, qualche volenteroso e ingegnoso cittadino rende giustizia anche all'intelletto cresciuto all'ombra degli ulivi.

In provincia di Lecce, ad Arnesano, ha sede un centro dell'Istituto Italiano di Tecnologia, ente di livello internazionale per ricerca e applicazione di nuove tecnologie, il cui headquarter è a Genova. Nel paese salentino lavorano in diversi ambiti. Tra l'altro, sviluppano nanotecnologie biomolecolari con le quali realizzare sensori per il miglioramento dell'ascolto, del tatto e dell'olfatto, esplorando settori quali la micromeccanica, i materiali intelligenti innestati con sistemi biologici, il tutto per ottenere dispositivi utili alla diagnostica, alla bioingegneria, all'innalzamento della qualità di vita delle persone con disabilità. Un centro che non ha nulla da invidiare ai più blasonati statunitensi o internazionali, a voler dire che non è proprio vero che i cervelli migliori sono andati tutti all'estero.

A Gravina, in provincia di Bari, due imprenditori, marito e moglie, portano avanti un'azienda innovativa nel campo delle telecomunicazioni. Di recente hanno lanciato un app per smartphone che racchiude i contenuti di molte altre, facendoli convergere in un'unica: utile per muoversi senza difficoltà nelle smart city italiane, o almeno in quelle che provano ad esserlo. Magari con il loro talento ora sarebbero tranquillamente assunti in un'azienda del nord, un buon stipendio e il weekend sui laghi, tornando dai familiari appena possibile. Hanno avuto forza e coraggio per restare, respirando l'aria che hanno sempre respirato, che per chi se ne va è inarrivabile. Provate a chiederlo al sottoscritto. L'app si chiama InfoSmartCity, la loro azienda MacNil.

Per arrivare a certi livelli anche la scuola deve possedere una buona sostanza. Il professor Manni di Lecce, istituto tecnico Galilei, da tempo cerca di trasmettere ai propri allievi le basi per stare al mondo quando usciranno definitivamnte dalle aule. Li incoraggia ad esprimere la propria creatività, li sprona a creare sin da adolescenti delle startup, a tracciare la strada che, con un po' di fortuna, li porterà ad affrontare con serenità il futuro. Manni sta partecipando al Global Teacher Prize 2015, contest internazionale in cui vengono premiati gli insegnanti che si sono distinti per le loro capacità innovative nel mondo della didattica. Un orgoglio ed un esempio, insomma, per un mondo bistrattato come quello della scuola italiana.

Ho citato solo tre casi eclatanti ma ce ne sono sicuramente degli altri, di uguale e strategica importanza, per lo sviluppo sia della regione Puglia che dell'intero nostro paese. Una regione che a volte può essere sorprendente, in positivo per alcuni paesaggi mozzafiato e golosità d'altri tempi e in negativo per certi richiami delinquenziali di alcune grandi città. Una regione che è ormai diventata matura e dove i suoi abitanti non possono più aspettare manne da cieli che non piovono più. Una regione nella quale, diversamente da come diceva quel cantante con la testa riccia, si può venire non solo per ballare, ma anche per lavorare ed imparare. Con tenacia e spirito di intraprendenza. Seriamente.

lunedì 3 agosto 2015

I pericoli del perfezionismo


Viviamo in una società con il tabù dello sbaglio, con il mostro dell’errore. Forse anche perché ogni nostro gesto è amplificato dalla grande rete, chi commette uno strafalcione, nel suo campo, nella lingua italiana, o in qualsivoglia ambito, corre il serio rischio di essere deriso e di esporsi al pubblico ludibrio. E questo a prescindere dalla fama di quella persona. Ma come sarebbe il mondo fatto di perfetti e perfezionisti ? A quanto pare non migliore di questo. Secondo una nuova ricerca realizzata dalla organizzazione internazionale Society for Personality and Social Psychology, il perfezionismo e soprattutto le preoccupazioni che comporta possono pregiudicare il successo sul lavoro, a scuola o nello sport, conducendo a stress e a potenziali problemi di salute.

I ricercatori hanno analizzato i risultati di 43 precedenti studi condotti negli ultimi 20 anni, correlando l’estrema ricerca del perfezionismo con quella che si chiama sindrome da burnout. Quest’ultima è una vera e propria patologia da stress riscontrata inizialmente nelle professioni cosiddette “di aiuto”, tipo medici o infermieri, ma che col tempo si è manifestata anche in altri settori. L’eccessivo rigore cercato da queste persone ossessionate dal fare sempre bene e sempre meglio può essere dannoso perché essi sono continuamente tormentati dal timore di sbagliare, specie ponendosi traguardi molto elevati. Si accumulano paure e dubbi sulla prestazione personale, che creano affaticamento e possono portare alla suddetta sindrome di burnout: a quel punto le persone diventano ciniche ed improvvisamente smettono di preoccuparsi. Si possono deteriorare i rapporti interpersonali e rendere difficile metabolizzare una battuta d'arresto, perché ogni errore è visto come un disastro.

Dallo studio è emerso che le preoccupazioni perfezionistiche hanno forti effetti negativi soprattutto in campo lavorativo, dato che ad esempio nel campo scolastico o in quello sportivo gli obiettivi sono chiaramente definiti e hanno un riscontro tangibile. Se uno studente può essere ricompensato per il duro lavoro con un voto alto, una performance molto qualitativa sul posto di lavoro non sempre corrisponde ad un premio concreto, al di là della gratificazione personale, per chi riesce a sentirla. Ma, stando a quanto dicono i ricercatori, il perfezionismo ha anche qualche lato positivo. Quelli che si definiscono “sforzi perfezionistici" comportano il concepimento di elevati standard personali e contribuiscono a raggiungere i traguardi prefissati in ​​maniera proattiva. Questi sforzi possono aiutare a mantenere un alto senso di realizzazione e di ritardare gli effetti debilitanti del burnout.

Secondo i ricercatori sarebbe favorevole predisporre ambienti di lavoro dove la creatività, l’impegno e la perseveranza sono valutate positivamente, anche con ricompense materiali. Ma si tratta essenzialmente di una questione di cultura e di razionalità. Bisogna accettare il fallimento come un'opportunità di apprendimento, arrivando a perdonare se stessi quando si sbaglia. Eliminare, a partire dalla scuola, certi riprovevoli comportamenti di alcuni docenti, con scarsa intelligenza emotiva, che si rifanno ancora alla figura del somaro. Insegnare a porre obiettivi realistici ed apprezzare ogni minimo risultato, come un mattoncino vitale nella creazione del proprio equilibrio personale. Sorridere delle imperfezioni, se le vediamo come amabili singolarità che ci rendono unici.