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martedì 29 dicembre 2015

Ritrovarsi, in concreto


Ci siamo ridotti maluccio. Parlo del genere umano. No, non si tratta dell’aumento di violenza, del terrorismo, fisico e psicologico, del clima pesantemente alterato, dei chili che stiamo prendendo durante le attesissime feste. Soltanto di noi uomini. Molti la considereranno retorica. Io solo realtà. Sto pensando a quel gesto, una volta naturale, che dovrebbe venire tra due persone, o anche più, se vogliamo. Può essere fatto per amore, amicizia, tra genitori e figli. Per consolare e confortare. Ora è diventato piuttosto virtuale, a distanza, molto poco praticato, tantissimo dibattuto e poeticamente descritto sulle piazze sociali digitali, specie da chi lo cerca disperatamente, perché ne sente un grande bisogno.

L’abbraccio.

Anni fa in alcune grandi città c'erano persone disposte a donare un abbraccio gratuito, magari come testimonial del prodotto NonSoCosa o il brand YouNeedSomethingAndWeKnowWhatYouNeed. Si vedono ancora ogni tanto: gente vestita in modo quotidiano oppure con indosso un abbigliamento a mo’ di pupazzone (tipo un orso rosa o giù di lì), pronta ad aprire le braccia e ad accoglierci in una morbida e calorosa (almeno per la temperatura) stretta. Ma ora a New York è successo qualcosa di più.

Avete presente le smart cities ? si, sono certo che le avete ben presenti. Nella grande mela, come in ogni smart city che si rispetti, hanno cercato di utilizzare le infrastrutture esistenti, dei semplici lampioni per la precisione, per farne dei totem informativi ed intelligenti. In più ora i lampioni chiedono gli abbracci... no, non sto scherzando, dico sul serio ! Possono discorrere con i passanti (e già di questo, ne vogliamo parlare ?), fornire informazioni sulle vie, sulla zona dove ci si trova, come trovare un parcheggio, oppure prevedere che tempo farà. I lampioni, strano a dirsi, fanno anche luce. Sotto la lampada sono dotati di uno schermo multifunzione, più un altoparlante e un microfono. Li ha progettati la Current, startup del colosso americano General Electric. Il sistema possiede diversi sensori locali ma è anche connesso ad un server centrale, da cui gli arriva sia l’intelligenza elaborativa, che quella emotiva di invitarvi ad abbracciarlo. E, naturalmente, la gente non se lo fa chiedere due volte! (ok, basta con lo scetticismo, guardate il video).

Avrete ora capito che si tratta di una trovata commerciale. La vera applicazione, una volta superate le sperimentazioni e le campagne sensazionalistiche, consisterà nel comunicare informazioni al nostro smartphone. E dunque anche a noi. Però è una trovata che fa riflettere. Quelli che una volta si chiamavano pubblicitari, ora diventati digital marketing manager, ne pensano una più del diavolo. Anche nel caso siano uomini. L’abbraccio come coronamento del progresso tecnologico. L’affetto vero inflazionato sul mercato del futuro presunto intelligente, in cui tutti sapranno tutto, o potranno chiederlo a dei lampioni, se proprio colti da amnesia temporale.

Ho scherzato anche stavolta, spero non me ne vorrete. Ma sull'argomento "abbracci mancanti" si potrebbe scrivere parecchio. Le news ci hanno abituato a così tanto lerciume che ci è quasi venuto il pudore dei sentimenti e dei gesti di affetto. Facciamocelo passare, in fretta. Ritroviamoci, con noi stessi e con gli altri, da oggi stesso.





lunedì 21 dicembre 2015

Un Natale diverso ?


Che Natale ci aspetta ? domanda da 1 milione di dollari. Ah, già, i dollari. Una volta solo a nominarli ci si sentiva ricchi. Poi arrivarono gli euro e ne persero il valore. Alla fine pure degli euro non sappiamo che farcene. Beninteso, perché sono pochi, sempre troppo pochi. Questa però è una storia vecchia. Perché di solito più se ne hanno e più se ne vogliono, voi mi insegnate. Senz'offesa, naturalmente.

Ok, ho tergiversato. Sono passato dal Natale, festa sacra (per i bambini, almeno), al vile denaro, allo sporco senso della vita. Su, non scandalizzatevi, per alcuni è così. Accumulare, accumulare, anche nel peggiore dei modi, col malaffare, col clientelismo, senza scrupoli. Una volta questi miseri mezzucci erano sufficienti, oggi invece bisogna sperare di non essere scoperti. La tecnologia ha fatto passi da gigante, dalle cimici siamo passati al controllo millimetrico delle nostre azioni (leggasi intercettazioni su telefonate, messaggini, chat, e poi videocamere sparse in ogni strada, e così via). I furfanti hanno le ore contate, tranne quelli che sono al governo: ma questa è un'altra storia.

Scusate, non ce la faccio proprio a concentrarmi su questo post. Avevo in mente di scrivere grandi cose sulla prosopopea dei sentimenti che non ci sono più. Bè, forse per questo non riesco a fissare i pensieri. Sul nulla è difficile farlo. Ma talvolta uno sforzo bisogna produrlo. Il cinismo lo accantono per qualche momento. E allora, mettiamoci all'opera.

Il Natale, dicevamo. La concentrazione dello spreco. L'apice del superfluo. La corsa per pacchi, pacchetti, doni di svariata dimensione e valore (si fa per dire). Volete mettere, però, la soddisfazione di riceverne uno? il pur lieve pensiero che qualcuno, vicino o lontano, abbia dovuto mettere in moto una manciata di neuroni e acceso per un tempo infinitesimale qualche sinapsi per noi ? per decidere cosa acquistare, quanto pagare (meglio, quanto risparmiare), come confezionare, solo per noi ? e se poi quel regalo ci piace davvero, dovremo scioglierci in modo sincero o mostrare una imbarazzata gratitudine con un sorriso di circostanza per non lasciargli intendere che ci ha preso ? Quante domande, quanta energia, quanto muoversi, quale aumento di entropia nelle case, nelle strade, nei negozi, con i titolari che almeno in questo periodo non si lamentano. Gioiamo, quindi: male che vada, su portali e mercatini dell'usato potremo recuperare qualche spicciolo.

Poi, giusto il 24 (per mostrarmi un attimo rinsavito) è in arrivo un asteroide. Non fate ora i cattivelli a pensare di volerlo dirigere sulle persone più antipatiche, tanto ne avete un elenco lungo e tutti non potreste colpirli. E poi passerà a 11 milioni di km da noi, quindi non se ne fa niente. Comunque è un bel sasso di circa 2 km di diametro. Se si alza un po' il vento durante il cenone o quando andate alla messa di mezzanotte, capirete il motivo.

Insomma, dobbiamo rassegnarci, anche questo Natale sarà sereno come gli altri. Meglio che continuiamo a crederlo. Auguri, dunque.



PS spero di non aver urtato la sensibilità di nessuno con i miei voli pseudo-pindarici intorno alla cattiveria. L'ironia, a volte, può far bene. Prosit. 

giovedì 10 dicembre 2015

Virus, incontri ravvicinati


Ogni anno ai primi freddi ci troviamo a combattere con patologie più o meno importanti, tra le quali influenza e raffreddore la fanno da padroni. Oltre ai danni economici e sociali, le cui statistiche sul piccolo schermo sono sempre ben evidenziate, a noi tocca attendere che passi, fazzoletti e termometro alla mano, oppure sentire medico e farmacista. Ma forse tra qualche anno basteranno poche ore per rimetterci in sesto. Alla Scuola di Ingegneria e Scienze Applicate di Harvard (HSEAS) stanno infatti sperimentando tecniche di analisi all’avanguardia per osservare i virus e comprendere come si moltiplicano, al fine di bloccare questo meccanismo sul nascere.

I virus come l'influenza si diffondono e si riproducono in modo molto efficace per la loro straordinaria capacità di auto-assemblarsi spontaneamente in grandi numeri. Attività che avviene molto in fretta dando luogo a strutture molto resistenti. Per i ricercatori in campo medico riuscire a capire qual è il meccanismo alla loro base può essere importantissimo al fine di progettare farmaci che ne impediscano la formazione. Il team dell'HSEAS ha messo a punto un sistema per monitorare virus di dimensioni nanometriche (meno di 1/10000 del diametro di un capello) con variazioni temporali inferiori al millisecondo. Tale sistema fa parte di un progetto che punta a scrutare da vicino singole proteine ​​e molecole genomiche, mentre si combinano tra loro ad alte velocità per creare un virus.

La tecnica di base è quella di osservare queste particelle così minuscole mediante la dispersione della luce. E' una tecnica già usata in passato, nota come diffusione elastica, ed emette un numero illimitato di fotoni (le più piccole particelle di luce rilevabili) alla volta, risolvendo il problema legato alla velocità di misurazione. Tuttavia, questi fotoni interagiscono con i granelli ridottissimi di polvere, con la luce riflessa; inoltre alcune imperfezioni del cammino ottico rischiano di non far ottenere risultati veritieri. Su alcune applicazioni a scala più grande viene usata la microscopia a fluorescenza, ma essa non può funzionare a dimensioni così ridotte. Ad Harvard invece i ricercatori sono riusciti ad osservare il moto di alcuni virus di soli 26 nanometri di diametro, con una serie di molte migliaia di "scatti" al secondo. Ciò è stato possibile con fibre ottiche dalla qualità eccezionale, provenienti da laboratori di ricerca in telecomunicazioni. La fibra contiene delle nanoparticelle liquide che veicolano in modo opportuno la luce, diretta poi verso un microscopio elettronico.

Il passaggio successivo di monitorare le proteine ​​virali non sarà semplice, dato che queste  disperdono una luce anche 1000 volte inferiore a quella di un singolo virus. Ma la strada tracciata ha importanti sviluppi futuri. Comprendere tutte le fasi del processo di auto-assemblaggio virale sarà la chiave per riuscire ad interferire con questo processo, minimizzandone gli effetti negativi sugli esseri viventi. Un altro aspetto positivo che scaturisce da un simile studio verrà da nuove applicazioni con i materiali sintetici a livello microscopico: gli ingegneri potrebbero riuscire a creare nanomateriali che si riproducono spontaneamente. Ancora una volta, preziosi consigli dal mondo del creato.


(fonte http://www.eurekalert.org/pub_releases/2015-12/hjap-svi120715.php ; si ringrazia il sito http://7-themes.com/  per la gentile concessione della foto)



mercoledì 2 dicembre 2015

La COP21 potrebbe non servire


Clima, non c'è trippa per gatti. E' il primo, brutale, pensiero che mi è venuto quando ho letto un articolo pubblicato sul webzine dell'MIT di Boston da uno scienziato climatologo, Ken Caldeira, che lavora presso il Dipartimento di Ecologia Globale della Carnegie Institution for Science, alla Stanford University. In parole povere, Caldeira afferma che tutti gli sforzi provenienti dalla COP21 di Parigi non serviranno a niente se, da come sembra, i politici si impegneranno ad un livello molto al di sotto del necessario per ridurre in modo sostanziale il rischio climatico. Allora il destino del nostro splendido pianeta è davvero segnato ?

Caldeira parte da una sua analisi introspettiva e di crescita della sua consapevolezza, essendo passato da un ottimismo basato sull'uso sfrenato, con le necessarie tecnologie, dell'energia eolica e solare, fino ad una più recente comprensione del fatto che queste due fonti rinnovabili, sommati ad una più capillare diffusione del gas naturale, potrebbe solo ridurre le emissioni di gas serra derivanti dalla produzione di energia elettrica di circa due terzi. Risultato non sufficiente perchè l'elettricità è responsabile solo per circa un terzo del totale dell'inquinamento globale dovuto all'anidride carbonica, che aumenta di oltre il 2% l'anno. Quindi, anche se sistemassimo questo settore, entro un decennio o due le emissioni tornerebbero ai livelli di oggi.

Oltre all'azione immediata di drastica riduzione dei gas climalteranti, con timeline molto stretta, è assolutamente necessario invertire la rotta sulle deforestazioni, passare rapidamente alla mobilità elettrica ed utilizzare la stessa elettricità anche per il riscaldamento, tendenza ormai in disuso visto la sua bassissima efficienza; investire su sistemi di stoccaggio dell'energia eolica e solare e forse ripensare all'energia nucleare. Ciò richiederebbe un sistema di produzione di energia elettrica molto più grande e complesso di quello odierno. Possiamo davvero utilizzare la tecnologia esistente per ampliare questo sistema in modo così evidente, e allo stesso tempo far decrescere le emissioni nocive in termini importanti ?

Dato che entro la fine del secolo saremo circa 11 miliardi, secondo Caldeira il fabbisogno di energia potrebbe crescere di un fattore 10. Ma lo stesso fattore servirebbe allo stato attuale per decimare il livello totale di emissioni. Il conto finale potrebbe essere drammatico: dover ridurre le emissioni totali di un fattore 100, il che è mera utopia. Com'è noto, la maggior parte della crescita delle emissioni è prevista venire dalle economie emergenti, desiderose di dare alle loro popolazioni povere un'assistenza sanitaria di base, un'adeguata istruzione e un lavoro. Potrà allora il lato occidentale del mondo chiedere che le persone di quei paesi poveri facciano morire di fame i bambini o non curino persone malate solo perchè non devono utilizzare combustibili fossili ? I paesi più ricchi pagherebbero per i più poveri la differenza di costo tra i sistemi di energia puliti e quelli inquinanti? Certo, sulla carta, ma non in pratica, visto che non hanno neanche la mentalità di investire in tecnologie green per proteggere loro stessi.

Per lo scienziato statunitense, due soluzioni semplici, almeno dal punto di vista economico, sarebbero di tassare l'utilizzo di combustibili fossili, in funzione di quanto emettono, e di puntare fortemente (e nuovamente) sugli incentivi. Anche perchè la rimozione ed il sequestro della CO2 non funzionano come inizialmente sperato: più facile purificare gli scarichi delle ciminiere, molto difficile pensare di pulire l'atmosfera dai gas già presenti o che si immettono senza alcun filtro. Naturalmente, in aggiunta a tecnologie e politiche fiscali, la cultura generale dovrebbe cambiare rapidamente: fare scelte importanti, quando si progetta un edificio o un veicolo, che vadano al di là dei costi e che tengano conto in primis dell'aspetto ambientale.

Sarà puro catastrofismo quello del professor Caldeira ? Può darsi. La COP21 porterà una svolta decisiva per il bene dei nostri discendenti, oppure (è il caso di dire) solo fumo negli occhi ? Ce lo auguriamo davvero. Certo, l'adesione massiccia della quasi totalità dei paesi mondiali è emblematica della portata del problema. Ma di qua a dire che possa venirne anche una corretta soluzione, la strada è lunga e tortuosa.



(fonte http://www.technologyreview.com/featuredstory/543916/stop-emissions/ ; si ringrazia il sito http://zeenews.india.com/ per la gentile concessione della foto)