I risultati di una ricerca scientifica
solitamente possono essere la base di scoperte e sviluppi, importanti per il
nostro futuro, specie se riguardano la salute. Quando poi tali ricerche danno
alla luce due conseguenze, gli scienziati quasi si leccano i baffi. All'Università
della California (UCLA) è successo
qualcosa di simile. Se da una parte gli scienziati hanno evidenziato i
potenziali pericoli neurologici provenienti dall’abuso del fruttosio,
dall’altra hanno dimostrato che essi possono essere contrastati dall’assunzione
di un particolare acido grasso.
Lo studio condotto si basa sullo stile
di alimentazione statunitense ma, nonostante la dieta mediterranea, diversi
sono i punti in comune con le abitudini italiane ed europee. Gli americani introducono
la maggior parte del fruttosio da alimenti contenente sciroppo di mais, un
dolcificante economico a base di amido di mais, da bevande zuccherate o da dolci.
Inoltre il fruttosio si trova nella maggior parte dei alimenti per l'infanzia e
nella frutta, anche se la fibra di frutta rallenta notevolmente l'assorbimento
del corpo dello zucchero, oltre ai noti benefici per la nostra salute.
Alla UCLA hanno scoperto che molti
nostri geni direttamente coinvolti in patologie di carattere degenerativo, da
quelle di natura cardiovascolare all’Alzheimer, possono essere danneggiati
proprio dall’abuso di fruttosio nella dieta. Partendo dal cervello dei ratti, il
team di ricerca ha identificato più di 900 geni tra ipotalamo e ippocampo che
sono stati modificati dal fruttosio. I geni alterati sono paragonabili a quelli
degli esseri umani e contribuiscono alla regolazione del metabolismo. Ma allo
stesso tempo gli studiosi hanno riscontrato che un acido grasso di tipo omega-3,
detto acido docosaesaenoico o DHA,
sembra annullare gli effetti dannosi del fruttosio. Il DHA si trova
naturalmente nelle membrana delle cellule cerebrali, rafforza le sinapsi migliorando
apprendimento e memoria. Però non ne possediamo una quantità sufficiente ad
ostacolare quelle patologie, quindi abbiamo bisogno di assumerlo tramite gli
alimenti che ne sono ricchi: diversi pesci tra cui il salmone selvaggio (ma non
quello d'allevamento), le noci, i semi di lino, ma anche molta frutta e verdura.
Curiosa la tecnica usata dagli
scienziati per testare gli effetti di fruttosio e del DHA. Partendo dai
“classici” topolini da laboratorio, dopo averli addestrato a fuggire da un
labirinto, li hanno suddivisi casualmente in tre gruppi. Per sei settimane, un primo
gruppo ha bevuto acqua con solo fruttosio, un secondo gruppo acqua con
fruttosio più una dieta ricca di DHA, un terzo solo acqua. Alla fine del
periodo i topi sono stati messi nello stesso labirinto, ottenendone un
comportamento diverso. In particolare quelli del primo gruppo avevo difficoltà
a ricordare come uscirne, mentre ce la facevano quelli che avevano assunto acqua
oppure acqua, fruttosio ed alimenti contenenti DHA. Era la dimostrazione che ci
si aspettava: il solo fruttosio aveva alterato la memoria dei ratti, ma quell'acido
grasso ne aveva attenuato in modo importante gli effetti nocivi.
Precedenti analisi avevano rilevato come
l'aumento di molecole tossiche nel cervello era legato ad una dieta ricca di
fruttosio, con conseguenze sulla capacità di acquisire ed elaborare informazioni.
Con questo studio si ha un’ulteriore conferma degli svantaggi di questo
zucchero ma anche, come affermato dal professor Gomez-Pinilla, team leader
della ricerca, che alcuni cibi possono essere considerati alla stregua di sostanze
farmaceutiche: a medio-lungo termine rischiano di danneggiare il nostro encefalo.