Sembra che le risorse sulla Terra
saranno sempre meno in funzione del crescente numero di abitanti del pianeta. Da
tempo si va parlando di ottimizzare, efficientare, sostenibilizzare, decrescere
felicemente. Oppure, emigrare altrove. Comunque è tutto vero. Come sapete (o se
siete tra quelli che non ci credono, peggio per voi) tra qualche decennio
arriveremo a scannarci per acqua potabile e cibo old style. Se dell’acqua non possiamo farne a meno, per il cibo new style alcuni credono che ci
ritroveremo a mangiare insetti in tutte le salse. E allora ? Emigrare altrove,
si diceva. Su Marte ? lontanuccio ma probabile. E lì, di grazia, cosa si
mangerà ? Per non essere impreparati sul tema, alcuni ricercatori stanno
provando a coltivare piante in condizioni simili a quelle del pianeta rosso.
E' impossibile pensare che nella remota
possibilità di colonizzare Marte ci si possa portare le provviste per anni e
anni. Così bisognerà pensare a come far crescere dei vegetali su un terreno
arido ed ostile, privo di acqua indigena e soprattutto con un atmosfera poco
amichevole. Per questo alcune prove sono in atto nei laboratori del Florida Institute of Technology, dove è
ai primi vagiti un orto molto rudimentale che potrebbe attecchire lassù. In
collaborazione con il College of
Aeronautics e il Department of
Physics and Space Sciences, gli scienziati stanno facendo crescere un tipo
di lattuga rossa in tre habitat diversi: un terreno “nostrano”, un materiale che simula il terreno superficiale
marziano, detto regolite marziano, più quest'ultimo con l'aggiunta di sostanze nutritive,
al fine di trovare la giusta alchimia nel sostentamento della pianta. Per
inciso si chiama regolite, e vale anche per la Terra, quella zona intermedia
tra roccia madre e terreno superficiale, ottenuta nel medio-lungo periodo dal
disfacimento della roccia sottostante, mescolati ad altri detriti di varia
origine.
A differenza del suolo terrestre, il regolite
marziano non contiene materia organica ed ha un minor numero di minerali,
mentre le piante hanno bisogno di venire su con fosfati e nitrati. Esso è inoltre
dannoso allo stato puro, sia per le piante che per gli esseri umani, a causa di
un alto contenuto di cloro. Ora, ciò che si usa in laboratorio al posto del
regolite ha qualche difetto. Del resto un campione vero di quel materiale sarà
disponibile, se tutto va bene, non prima di 15 o 20 anni, al ritorno della
prima missione su Marte (che deve ancora partire). Quindi i ricercatori del Florida Tech stanno cercando di creare
un regolite più vicino possibile all’originale, utilizzando i dati del
rilevamento chimico inviati dal rover che ha fatto capolino lassù.
Intanto continuano le collaborazioni
importanti al riguardo. Una su tutte, quella con gli scienziati della NASA che
hanno esperienza di coltivazione vegetale sulla Stazione Spaziale
Internazionale. Una nuova civiltà dovrà comunque imparare a sostenersi da sola,
vista l’esperienza della Terra, dal futuro poco roseo, e dato che le risorse di
partenza sul pianeta rosso sono vicine allo zero. Chiaramente prove del genere
non possono essere esaustive. I ricercatori prevedono infatti di esporre il
loro orto sperimentale ad altri fattori, come le radiazioni che incontrerebbe
nel lungo cammino tra i due pianeti; oppure capire come avverrà la crescita
delle radici con una forza di gravità meno impattante e quali quantitativi di
acqua saranno necessari. Secondo il responsabile del progetto uno studio simile
potrebbe avere un impatto positivo sugli attuali criteri di sostenibilità. "Imparare
a coltivare le piante in un ambiente inospitale come Marte potrebbe aiutare a
massimizzare la produttività alimentare e ridurre qui da noi al minimo
l'utilizzo di risorse preziose come acqua e fertilizzante" ha affermato il
professor Batcheldor.
Proiettando dunque la nostra
alimentazione a circa 75 milioni di km da casa: di carne e di pesce non se ne
parla proprio, far arrivare delle bottiglie di buon vino, che intanto saranno
diventate una vecchia riserva, appare impresa ardua. Se i primi tentativi come
questo sulla lattuga andranno a buon fine, i vegani hanno da star tranquilli.
Noialtri, un po' meno.
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