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martedì 27 giugno 2017

La carta del futuro


Pare che Mosè e il suo "amico" lassù avessero visto bene. Come sapete, si narra che i dieci comandamenti furono scritti su tavole di pietra. Ora, fin qua nessun problema, la carta era lontana da venire e poi, ad onor del vero, era necessario un materiale duraturo. Magari fisicamente non è arrivato a noi, ma il suo significato sì. Come dite? I comandamenti non li rispetta più nessuno? Vero pure questo. Non è stato chiaramente l'unico esempio storico di scrittura scolpita. Uno molto noto è la stele di Rosetta. E poi tantissimi altri. Ma, come dicevo, i due "personaggi" e tutti gli altri nostri antenati ci avevano azzeccato nell'usare la pietra come supporto per lo scripta manent. Perché più di duemila anni dopo qualcuno ci sta riuscendo con successo. Con qualche passaggio supplementare.

Nonostante l'uso sfrenato e sconsiderato dei dispositivi digitali, la domanda di carta nel mondo è destinata a raddoppiare entro il 2030. Il riciclo può essere un'arma importante, ma ci sono alcuni casi in cui gli alberi per la produzione non possono essere risparmiati. E allora? Povera aria e poveri noi senza il filtro della sintesi clorofilliana. Così, la startup giapponese TBM Co. sta realizzando un materiale, chiamato Limex, con tanto di licenza e brevetto, a partire dal calcare roccioso. Dal Limex poi ottiene la carta. Per dare qualche numero, se per fare una tonnellata di carta normale sono necessarie circa 100 tonnellate di acqua e 20 alberi, lo stesso quantitativo di carta Limex si ottiene da circa 700 kg di calcare e 300 kg di poliolefina, un composto chimico derivato dalla polimerizzazione di petrolio o gas naturale.

La TBM fa dei biglietti da visita il suo core business. Tali articoli sono banali solo all'apparenza, perché se lo offrite stropicciato e conservato male non fate una bella figura. La versione proposta dalla TBM è invece molto resistente, più difficile da strappare o piegare rispetto ai comuni biglietti di carta. E' resistente all'umidità e, per i più audaci, dotati di penne speciali, può essere scritto anche sott'acqua. La produzione è iniziata nel giugno 2016 in un impianto a Miyagi, una delle regioni devastate dal terremoto di Fukushima. Dopo l'apertura dell'impianto ad inizio 2015, superata la fase di assestamento, i primi biglietti da visita usciti hanno sorpreso tutti per affidabilità e sensazione di qualità che danno.

Il CEO Nobuyoshi Yamasaki afferma di aver trovato una materia prima per la carta quasi inesauribile: "Questo materiale è la risposta alle preoccupazioni per la deforestazione e la carenza di acqua, vista anche la crescita costante mondiale di uso della carta. Esso potrà svolgerà un ruolo attivo in molti luoghi dove davanti ad un incremento demografico si combatte con la mancanza di acqua". E dove non ci si può permettere di sprecarla, aggiungerei. La TBM ha già individuato allo scopo regioni povere d'acqua e ricche di calcare come il Marocco e la California. C'è inoltre in previsione di costruire un centinaio di impianti su tutto il globo. Lungimiranza tipicamente nipponica.

Ma il Limex non è solo la base della carta del futuro, almeno secondo Yamasaki. Hanno pensato anche ad una plastica derivante dal Limex. Può essere usata per pellicole e fogli di plastica, quindi  con dei passaggi di lavorazione meccanica simili a quelli della carta: si eviterebbe allora l'utilizzo di prodotti basati al 100% su petrolio e derivati. In definitiva, se con la produzione cartacea di TBM si minimizza l'impatto ambientale risparmiando sull'acqua e sul taglio dei preziosi alberi, con le materie plastiche la startup giapponese riuscirà a consumare meno risorse fossili, riducendo drasticamente l'inquinamento che ne consegue. Un chiaro esempio di sostenibilità globale.

L'uso della carta riciclata è un metodo buono e giusto per risparmiare risorse naturali. E' comunque una procedura a costo non nullo, ma resta preferibile rispetto a quella di realizzare la carta ex novo. Rientra nel concetto di economia circolare, con la quale si preserva l'ambiente e si creano nuovi posti di lavoro. Quando poi vengono fuori idee geniali come questa del Limex si crea un settore ancora più virtuoso. La natura ringrazia e noi non possiamo che gioirne. Specie se prenderà piede anche la plastica ottenuta con lo stesso principio. D'ora in poi, la carta-roccia non sarà più solo sinonimo di presepe e di Natale, ma anche di nuove produzioni future. Scriveremo anche noi sulla roccia, Mosè permettendo.



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