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martedì 15 maggio 2018

La polizia del pensiero cinese



Il buon George Orwell fu più che previdente con il suo romanzo “1984”, coniando l’espressione Grande Fratello (lungi da me il riferimento a certi obbrobri televisivi) e soprattutto definendo il concetto di Polizia del Pensiero. Dite la verità, state pensando ai social network e ad Internet in generale. No, mi riferisco ad altro. Pare che nei paesi dell’Estremo Oriente ne escogitino sempre una più del diavolo. Dopo aver disquisito sul censimento digitale indiano, è la volta della Cina, dove vige un progetto, industriale e non solo, di sorveglianza cerebrale dei lavoratori. Vi sembra surreale? Credetemi, non lo è affatto.

La tecnologia che permette di analizzare le onde cerebrali e collegarle a particolari stati mentali è ampiamente conosciuta e diffusa, ma la Cina l'ha applicata su larga scala, come nessuno aveva mai fatto, nelle fabbriche, nei trasporti pubblici, nelle compagnie statali e in ambito militare, per aumentare la competitività dell'industria manifatturiera e mantenere la stabilità sociale. Almeno così afferma chi ha pensato di attuare il programma. La tecnologia di “lettura” del cervello aiuta a rilevare i cambiamenti negli stati emotivi degli individui. I lavoratori indossano cappucci per monitorare le loro onde cerebrali, dati che i dirigenti utilizzano per regolare il ritmo di produzione e riprogettare i flussi di lavoro. Così facendo può aumentare l'efficienza complessiva, manipolando cioè la frequenza e la durata dei tempi di interruzione, per ridurre lo stress mentale.

Diverse le società, private e statali, che ne stanno facendo uso. Una è la Hangzhou Zhongheng Electric, grossa azienda di impianti elettrici dove, nascosti in caschi di sicurezza regolari, alcuni sensori wireless monitorano costantemente l'attività neurale di chi li indossa e trasmettono i dati a computer. Questi rilevano picchi emotivi come depressione, ansia o rabbia, mediante algoritmi di intelligenza artificiale. La tecnologia è anche in uso presso la State Grid Zhejiang Electric Power, che fornisce l'alimentazione e la rete di distribuzione per case e aziende in tutto lo Hangzhou:  da quando è stato lanciato, nel 2014, il progetto ha incrementato i profitti di circa 315 milioni di dollari. Altro caso è quello della Ningbo Shenyang Logistics: qui i dispositivi principalmente sono  usati per formare nuovi dipendenti. I sensori encefalici sono integrati in cuffie per realtà virtuale, con cui si simulano diversi scenari nell'ambiente di lavoro. Risultato: una significativa riduzione del numero di errori commessi dai lavoratori.

All’interno di Deayea, una società tecnologica di Shanghai, hanno indossato regolarmente questi speciali caschi i macchinisti che lavorano sulla linea ferroviaria ad alta velocità Pechino-Shanghai. Si è potuto così misurare vari tipi di attività cerebrale, tra cui affaticamento e perdita di attenzione, con una precisione superiore al 90%. Ancora, all'Università dell'Aviazione Civile affermano che la Cina potrebbe essere il primo paese al mondo ad introdurre il dispositivo di sorveglianza nelle cabine di pilotaggio dei velivoli, dato che la maggior parte degli incidenti aerei sono stati causati da fattori umani: un pilota in uno stato emotivo disturbato potrebbe mettere a rischio un intero aereo. Viene subito in mente un episodio di qualche anno fa. In tal modo, però, i piloti potrebbero dover sacrificare parte della loro privacy per motivi di sicurezza pubblica.

Ora, se è vero che nella stanza dei bottoni avere il controllo dei cittadini e saperne quanto più nel loro intimo essere può risultare uno strumento perverso ed efficace, è anche vero che vi è un’altra leva che muove simili tecnologie. Nella società globale che richiede e pretende la perfezione nei prodotti e nei sistemi, l’errore non è tollerato. Un dipendente emotivamente instabile in un incarico chiave potrebbe influenzare un'intera linea di produzione, mettendo a repentaglio la propria sicurezza e quella degli altri. Oltre, e soprattutto, il profitto finale. "Quando il sistema emette un avviso, il manager può chiedere al lavoratore di prendersi un giorno di riposo o di passare ad una posizione meno critica. Alcuni lavori richiedono alta concentrazione. Non c'è quindi spazio per un solo errore” ha sottolineato Jin Jia, professoressa di psicologia cognitiva della Ningbo University. Pare che i lavoratori inizialmente abbiano visto con sospetto i dispositivi, com’è naturale; dopo un po' si sono abituati e l’hanno considerato più come un elmetto di sicurezza. Dobbiamo crederci?

Un blog di divulgazione dovrebbe parlare di novità e chiarirle a parole semplici: finire quindi un pezzo con un interrogativo non è il massimo. Ma io lo faccio comunque. A fine maggio entra in vigore il nuovo regolamento europeo della privacy. Riusciranno le nuove normative a fermare questi tentativi spinti di cancellare completamente la privacy di ogni individuo?





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