Quando si fa una
ricerca sul web, specie se si tratta di una domanda, spesso si trovano riscontri
in alcuni forum più o meno affidabili. A volte è sufficiente la spiegazione di
Wikipedia, altre volte abbiamo una
domanda particolare per cui non è semplice individuare la giusta risposta. Ho
conosciuto il sito americano Quora mentre cercavo un argomento di cui
scrivervi. Si tratta di un portale dove potete porre un quesito ed attendere
che qualcuno davvero competente vi soddisfi. Insomma una vera e propria
condivisione della conoscenza, potremmo dire. Così, un tizio coreano, affranto
dalla perdita contemporanea di due cari, ha posto la classica domanda da un
milione di dollari: perchè moriamo ? Non è dato di sapere se si trattasse di un
quesito meramente filosofico, ma la risposta è venuta da una biologa
evoluzionista, la dottoressa Suzanne Sadedin, e personalmente l'ho trovata
molto interessante.
La chiave della
fine del nostro tempo viene proprio dalla naturale evoluzione della specie
umana, nello specifico da una forza, a tratti ancora sconosciuta, secondo cui i
nostri geni devono continuare a sopravvivere. E devono farlo nel migliore dei
modi. Sembra una contraddizione ma presto capirete che non lo è. Innanzitutto
c'è da dire che i diversi meccanismi a cui i geni risultano soggetti sono a dir
poco prodigiosi. Al di là delle questioni note di riparazione cellulare, grazie
alle quali da alcune malattie riusciamo a guarire, ce ne sono altri che
proteggono le cellule dalle loro mutazioni. Se queste aumentano in modo
spropositato, viene bloccato il sistema di proliferazione, attivando il
ripristino del funzionamento corretto; nel caso questo non sia possibile si costringono
quelle cellule a suicidarsi. Ma, come sappiamo, ci sono in casi in cui le
mutazioni portano a mali incurabili, e qui anche i geni non ce la fanno a
proteggersi. E a proteggere noi che li "conteniamo".
Abbiamo sempre
considerato l'evoluzione, sia macroscopica che microscopica, quella dei geni,
come un fattore positivo per il regno animale. Lo è senz'altro, ma dobbiamo
guardare le singole specie, compresa quella umana, come un veicolo sfruttato dai
geni perché coltivino se stessi e cerchino di migliorarsi continuamente.
Ovviamente, nei meccanismi genetici non c'è coscienza degli strati più alti,
c'è solo la volontà di durare più a lungo possibile, di usare una strategia che
gli permetta di proseguire nel loro sviluppo. Tale strategia è tanto più forte
e probabilisticamente funzionante se l'essere in cui si trovano è giovane, lo è
molto meno se ha diversi anni di età. E' come se i geni avessero un business plan, nel quale il target è molto più raggiungibile a breve
periodo, mentre col passare del tempo sfuma la possibilità di raggiungerlo, che
per loro significa conservarsi e copiarsi all'interno di un altro essere
vivente. In altre parole i geni "investono" maggiormente in persone
più giovani: non ha senso che continuino a farlo, a sostenersi e quindi a sostenere
noi, all'interno di un sistema (il nostro organismo) che ha meno tempo da
vivere. Affascinante, inquietante, ma razionale.
La
proliferazione cellulare, il loro modo di continuare ad esistere ad un livello
almeno uguale all'attuale, è più attiva nei bambini, nei ragazzi. E' come se i
geni sapessero che quando c'è meno possibilità di durare non vale la pena
sforzarsi per far riprodurre le cellule, continuare a lottare quando non manca
tantissimo alla morte definitiva delle stesse. Sembra quasi una logica cattiva,
ma provate a guardare indietro di millenni, tanti millenni: siamo ancora come
eravamo allora ? no ? bè, è grazie a questo "sadismo genetico" se ci
siamo sviluppati in modo eclatante rispetto all'uomo di Neandertal & co.
I geni hanno quindi
un carattere molto egoista. Se sono lì, dentro di me e dentro di voi, è perchè
sono stati selezionati per favorire la sopravvivenza delle copie di se stessi.
Per questo, come la vita va avanti, essi smettono di preoccuparsi di ciò che ci
accade. Inoltre, col passare del tempo, questo effetto si rafforza. Più è probabile
che ci avviciniamo alla morte, tanto meno i geni hanno cura di noi. Meno i geni
hanno cura di noi, più è probabile che il nostro cuore smetta di battere. Un
tale sistema è andato avanti per tutta la nostra storia evolutiva, ed è per
questo che abbiamo accumulato, a livello di genoma, tutti i tipi di "malfunzionamenti"
irrecuperabili che portano al trapasso. Il genoma umano ne è pieno, e la
maggior parte dei geni coinvolti sono gli stessi che regolano sviluppo e
riproduzione. Queste anomalie convergono intorno ad una certa età: l'età in cui
l'evoluzione smette di prendersi cura di noi, perché, statisticamente parlando,
è come se fossimo già morti.
Lo so, può apparire
perverso, però come si fa a non vedere dietro un simile progetto un'intelligenza
superiore? E, allora, con la spiegazione scientifica data, concentrandoci sui singoli
mattoncini della nostra esistenza, forse parlare di vita eterna ha più senso.